Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo n. 125, dal 10 settembre la via dello sviluppo sostenibile è ormai, per le aziende, un percorso obbligato dai vincoli normativi oltre che un’opportunità per intercettare nuovi finanziamenti ed ottenere un ritorno di immagine positivo dall’impegno ambientale ed etico.
Tuttavia, la transizione verso nuovi modelli aziendali, rappresenta per molte imprese, e soprattutto per le PMI, una doppia sfida: quella vera e propria di una transizione verso la sostenibilità e quella della sostenibilità della transizione.
Cosa intendiamo, con un gioco di parole, per sostenibilità della transizione? Che per le aziende migliorare il proprio impatto ambientale e sostenibilità sociale può essere un percorso impegnativo che richiede di:
- fare una diagnosi iniziale
- approntare un piano di sviluppo
- sostenerne i costi di attuazione
- tracciare e documentare i risultati
Spesso però le piccole o micro imprese non dispongono, di per sé, delle risorse e del know-how necessario per governare tutti questi processi in un breve periodo e per riuscire devono trovare adeguato supporto.
Quali sono le tempistiche per adempiere ai nuovi standard di sostenibilità?
Per avere il quadro completo della situazione. dobbiamo fare un passo indietro.
La ben nota Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta dai 193 paesi ONU nel 2015 indica 17 obiettivi specifici (che raggruppano un totale di 169 traguardi) riferiti fondamentalmente a tre ambiti di responsabilità: ambientale, sociale, di amministrazione, in inglese Environment, Social, Governance, da cui l’acronimo ESG.
Gli obiettivi impegnano le nazioni che hanno sottoscritto il documento, ma anche le aziende, attraverso vincoli di tipo normativo e una timeline dei risultati attesi.
2016 GRI
Il GRI 103 obbliga il controllo della catena di fornitura con impatto a cascata su tutta la filiera
2017 DNF
La DNF (Dichiarazione Non Finanziaria) diventa obbligatoria per le società quotate
2023 ESRS
La Commissione Europea adotta gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards)
2025 CSRD
2025 Diventa operativa la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive ) che sancisce l’obbligo di reporting per le grandi società e le PMI quotate.
Aziende tenute a produrre il report
Imprese di grandi dimensioni
- totale dello stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro
- ricavi netti di vendita superiori ai 40 milioni di euro
- numero di lavoratori superiore alle 250 unità);
Enti di interesse pubblico
Società italiane emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani e dell’Unione europea, banche, imprese di assicurazione e riassicurazione
PMI quotate
Per le quali sarà possibile un opt-out durante un periodo transitorio che le esenterà dall’applicazione della direttiva fino al 2028 e per le quali la Commissione sta elaborando standards di comunicazione semplificati rispetto alle large companies.
Società non europee
- con fatturato netto nell’UE oltre 150 milioni di euro, per due esercizi successivi;
- con almeno una società controllata (subsidiary) qualificata come impresa di grandi dimensioni, PMI quotata e/o con una succursale con fatturato netto superiore a 40 mln. di euro (esercizio precedente).
L’estensione dell’obbligo di redazione del Report a un numero maggiore di imprese, rispetto al decreto 254/2016, è compensata dall’introduzione del principio di proporzionalità, che adegua l’impegno alle dimensioni delle imprese obbligate, tramite standards di rendicontazione differenziati.
Restano, invece, escluse dall’obbligo di rendicontazione le microimprese quotate (totale dello stato patrimoniale inferiore ai 250 mila euro, totale dei ricavi netti di vendita inferiore ai 700 mila euro e numero di lavoratori inferiore alle 10 unità) e le PMI non quotate. Per queste imprese tuttavia è previsto uno standard, meno stringente, per favorire l’adesione su base volontaria e allargare così il bacino delle aziende impegnate nella sostenibilità.
Infatti, quella che potrebbe sembrare una platea ancora non molto estesa è in realtà assai più larga: in forza dell’obbligo di controllo sull’intera filiera cui sono tenute le aziende individuate dalla direttiva CSRD, di fatto, possono essere interessate imprese di tutti i tipi e dimensioni: retail, affari, mid corporate, large corporate.
Il report ESG come elemento distintivo dell’azienda e strumento di marketing
Occorre tenere presente che, al di là dei vincoli normativi, un po’ alla volta, il tema della sostenibilità sta emergendo tra i criteri di scelta dei consumatori e dei finanziatori. Così, se le banche e la finanza iniziano a considerare lo score ESG tra i fattori che entrano nel processo decisionale per l’investimento e la concessione del credito, sempre più persone si dichiarano attente all’impatto ambientale e sociale dei propri acquisti.
D’altronde l’ambizioso piano europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 richiede molte risorse finanziarie, ben oltre la capacità di sostegno dell’Unione che quindi ha scelto di orientare il risparmio privato verso investimenti sostenibili, attraverso gli investitori istituzionali (fondi pensioni, società assicurative e di investimento, istituti bancari).
È così che, già ora, prima di essere costrette dalla norma, molte PMI che sono parte della supply chain di imprese italiane o europee, sottoposte all’obbligo oppure che intendono reperire fondi per lo sviluppo a tassi agevolati o con procedure agevolate, devono prendere la via dello sviluppo sostenibile e attrezzarsi tempestivamente con le giuste competenze per superare i principali ostacoli.
Le difficoltà delle PMI a migliorare e rendicontare il proprio livello di sostenibilità
Costi iniziali elevati: l’implementazione di pratiche sostenibili può richiedere investimenti significativi iniziali, ad esempio per l’acquisto di tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico o per la ristrutturazione dei processi produttivi.
Mancanza di consapevolezza e formazione: la mancanza di competenze interne sulle pratiche sostenibili può rendere necessario un periodo di formazione per comprendere appieno gli aspetti legati alla sostenibilità e implementare efficacemente le nuove politiche e procedure.
Complessità normativa: le normative ambientali e sociali sono spesso complesse e possono rendere indispensabile una consulenza per comprenderne l’applicazione e stabilire la conformità.
Gestione fornitori e catene di approvvigionamento: la sostenibilità coinvolge l’intera supply chain per cui può rendersi necessario trovare nuovi fornitori che rispettino gli stessi standard.
Comunicazione e marketing sostenibile: è cruciale mettere in atto una comunicazione efficace verso il pubblico e gli stakeholder che deve basarsi su dati oggettivi e può comportare la necessità di dorsi di strumenti e procedure per la raccolta dei dati e la redazione di report.
E qui, entriamo in gioco noi di AG-TS per aiutare le aziende, con una collaborazione costante e un’azione strategica, a superare queste barriere iniziali per:
- ottimizzare i processi e l’utilizzo delle risorse
- migliorare la reputazione aziendale
- accrescere la resilienza a lungo termine.
Nello specifico del report ESG, AG-TS affianca le imprese in tutte le fasi del materiality assessment (analisi di materialità):
- Creazione di una struttura e di procedure di governance (fase preliminare);
- Individuazione di tutti i topics materiali (identificazione delle tematiche prioritarie)
- Validazione del livello di materialità dei topics attraverso il coinvolgimento di tutti gli stakeholders;
- Redazione del report di sostenibilità per orientare il processo decisionale aziendale (budgeting, capital allocation, planning, etc.);
- Monitoring ex post dell’analisi di materialità.
AG-TS è al fianco di aziende di piccole, micro e medie dimensioni per cogliere le opportunità di crescita offerte dallo sviluppo sostenibile
Puoi rivolgerti agli esperti AG-TS anche per:
- progetti per la compensazione delle emissioni
- investimenti in prodotti e processi per ridurre l’impatto ambientale
- abbattimento dei consumi di energia e risorse naturali
- Circular Economy – 3R – Ridurre, Riciclare, Riutilizzare
- calcolo della Carbon Footprint di prodotti, organizzazioni e servizi